<< Indietro

la lana vecchia e la lana nuova

 

Capitolo 1 - Calogero riapre la trattoria

Quando la mente si perde nei suoi pinseri capita che le gambe si appattino con la vista e con l’udito per portarci in giro senza farci vedere, sentire e capire dove stiamo andando. Questo capitava a Montalbano nel mezzojorno tardo, quando uscito dal commissariato con un certo pititto aveva cominciato a girare per Vigata rincorrendo chissà quali pinseri finché l’olfatto, l’unico senso rimasto a lui fedele, lo riportò alla realtà, forse per caso, forse per il deciso sciauro di pisce frisco che aviva sintuto; insomma senza sapiri como e pirchì tuttanzemmula si trovò proprio davanti alla trattoria di Calogero.

“Che minchia…” - Esclamò Montalbano stupito, vedendo la trattoria aperta; sapiva bene che Calogero, il proprietario, aveva chiuso l’attività per goderisi il meritato riposo.

“Ma non avevi chiuso bottega?” - Disse Montalbano varcando la soglia della trattoria.

Calogero, con la parannanza addosso, stava portando al tavolo una zuppa di pisce che solo a vidirla a Montalbano quasi gli mancò il respiro.

“Commissario!” - Fece Calogero quasi mandando in terra la zuppa per la sorprisa e l’emozione.

“Calogero!” - Gli fece eco Montalbano allargando le vrazza non si sa se per abbrazzarlo o per pigghiari la zuppa di pisce che pericolosamente oscillò.

“Che minchia combini? Prima chiudi bottega e poi la riapri? Da una pirsona di parola come a tia non me la saria mai aspittata una simile farfantaria.”

Posata la zuppa i due si abbrazzarono como du fratri che si arritrovano.

“Che voli Commissario, sono i casi della vita. Un poviro patre ormà anziano chiude bottega per goderisi la pinsione ma poi deve raprirla pirché so figlio nun trova travajo. Allura il ragazzo, voli o non voli, si mette in cucina e impara como feci io quannu ero jovane. Che altro potivo fari?”

“Calogero! E me lo chiedi? Dovevi raprire la trattoria e insegnare puro a tuo figghio la bona cucina, mantenendo una tradizione antica che non va assolutamente pirduta.” - Concluse Montalbano fregandosi le mani e puntando deciso verso il suo solito tavolo.

“Cosa vi pozzo priparari, Commissario?”

“Calogero, il tuo ritorno deve essere festeggiato con una mangiata eccezionale. Portami una bella zuppa di pisce frisco proprio come quella che stavi catafottendo in terra e poi quattro triglie frische frische come solo tu sai cucinare.”

“Agli ordini Commissario.” - Disse Calogero con un sorriso, imboccando rapido la porta della cucina.

Aveva dovuto riprendere a lavorare per necessità, ma sotto sotto era contento perché gli mancavano assà i suoi clienti; Montalbano poi gli stava nel cuore e gli bastava vedere con quale piacere divorava i suoi piatti per sentirisi ripagato di tutte le fatiche. La zuppa faciva rivivere i morti.

Calogero era tornato al lavoro con le migliori intinzioni e Montalbano non sapiva se rallegrarsene o temere per la sua pancetta.

La forchetta, intanto, andava e veniva instancabilmente, il pane affondava nel sugo, riemergeva invitante, veniva addentato ed infine spariva in bocca tra una serie di mugolii di piacere. Poi riaffondava e riemergeva di nuovo con un ritmo costante. In mezzo a questo concerto squillò il cellulare e Montalbano per lo scanto si lasciò sfuggire un boccone di pane bene inzuppato che finì sulla giacchetta nova nova e gliela macchiò di sugo.

“Pronto! Chi parla?”

“Dottore, dottore un caso di mergenza ci fu.” - Rispose Catarella agitatissimo dall’altro capo del filo.

“Catarella, mi vuoi dire spontaneamente cosa è successo o ti devo fare l’interrogatorio?”

“Nonsì Dottori, ce lo dico subito ce lo dico: un catafero arritrovarono.”

“E indovi sarebbe stato arritrovato questo catafero?” - Chiese Montalbano con un tono da pigliata po’ culo.

“A casa sua Dottori, ma non sua di Lei ma sua del catafero.”

“Catarè non farmi perdere la pacienza, dì ad Augello di andarci lui, io ho da fari.”

”Non posso Dottori perché il dottor Augello ha l’infruscienza.”

“Come l’infruscienza? vuoi dire l’influenza.”

“Proprio accussì Dottori, l’infruscienza ci ha.”

“Scusa Catarè….” - Lo fermò Montalbano alzandosi dal tavolo, togliendosi il tovagliolo dal collo e comenzando a pulirisi la giacchetta santianno mentalmente.

“Scusa Catarella, non mi fate girare i cabasisi, tu ed Augello! Quando sono uscito dal commissariato Augello stava sano come un pisce frisco, che viene a significare che ora ha l’influenza? Gli è venuta negli ultimi cinco minuti?”

“Proprio accusì disse il dottor Augello, che andava via perché gli era prisa una botta improvvisa di infruscienza.”

“Una botta improvvisa eh? E Fazio dove sta?”

“E’ già andato sul posto Dottori, e c’è anche la scintifica e il Dottori Pasquano.”
“Va bene Catarella, dì a Galluzzo di venire a prendermi con una macchina alla trattoria di Calogero.”
Erano passati solo un minuto e 45 secondi quando Galluzzo si apprisentò alla trattoria di Calogero con uno stridore di freni. Montalbano lo guardò torvo, aprì la portiera, montò, chiudì e l’auto partì.

Rischiando l’osso del collo e ringraziando la madonnuzza per lo scampato pericolo, Montalbano arrivò sotto casa di Gabriele Santapaola dove si trovava Fazio ad attenderlo.

“Fazio, che mi dici della vittima?”

“Gabriele Santapaola, di Giovanni e Lisetta Corradi, anni 52 …”

Montalbano lo taliò così fisso che a Fazio gli morì la lingua in bocca; riuscì solo a dire, con un filo di voce:

“… noto usuraio”.

La vittima era seduta dietro la scrivania del suo studio, accasciato sul bracciolo destro della poltrona; un foro di proiettile lo aveva freddato all’istante. Iacomuzzi, il capo della scientifica, stava abbandonando la scena del delitto con tutta la sua squadra; quando incrociò Montalbano, gli rivolse un sorrisetto velenoso: “Montalbano, alla buon’ora…”

“Iacomuzzi! Fai meno lo spiritoso, io vengo quando gli stronzi se ne vanno.”

Insieme a Fazio raggiunse lo studio della vittima dove il medico legale stava facendo i primi accertamenti.

“Dottor Pasquano buongiorno, che mi dice del morto?”

“Ah Montalbano, le dico che è morto!” - Rispose il medico legale col suo solito sarcasmo.

“E possiamo sapire se è morto ammazzato da qualcuno o si è ammazzato da solo e poi ha chiamato la polizia?”

Pasquano, era cognito, aveva un carattere tanticchia permaloso, ma quando Montalbano ci annava pisante como a ora, il medico legale esplodeva in pochi secondi. Montalbano si accorse della minchiata sulenne che aviva fatto nel priciso intifico momento in cui le parole gli uscivano dalla bocca. Mentalmente tentò una frenata, cercò di ingranare la retromarcia per evitare la rimostranza di Pasquano, ma ormà quel che era detto era detto, il dottore era già paonazzo di raggia e nulla sarebbe valso a placarlo.

 

Fine del brano di valutazione

<< Indietro