Quando la mente si perde nei suoi pinseri capita che le gambe si
appattino con la vista e con l’udito per portarci in giro senza farci
vedere, sentire e capire dove stiamo andando. Questo capitava a
Montalbano nel mezzojorno tardo, quando uscito dal commissariato con un
certo pititto aveva cominciato a girare per Vigata rincorrendo chissà
quali pinseri finché l’olfatto, l’unico senso rimasto a lui fedele, lo
riportò alla realtà, forse per caso, forse per il deciso sciauro di
pisce frisco che aviva sintuto; insomma senza sapiri como e pirchì
tuttanzemmula si trovò proprio davanti alla trattoria di Calogero.
“Che minchia…” - Esclamò Montalbano stupito, vedendo la trattoria
aperta; sapiva bene che Calogero, il proprietario, aveva chiuso
l’attività per goderisi il meritato riposo.
“Ma non avevi chiuso bottega?” - Disse Montalbano varcando la soglia
della trattoria.
Calogero, con la parannanza addosso, stava portando al tavolo una zuppa
di pisce che solo a vidirla a Montalbano quasi gli mancò il respiro.
“Commissario!” - Fece Calogero quasi mandando in terra la zuppa per la
sorprisa e l’emozione.
“Calogero!” - Gli fece eco Montalbano allargando le vrazza non si sa se
per abbrazzarlo o per pigghiari la zuppa di pisce che pericolosamente
oscillò.
“Che minchia combini? Prima chiudi bottega e poi la riapri? Da una
pirsona di parola come a tia non me la saria mai aspittata una simile
farfantaria.”
“Che voli Commissario, sono i casi della vita. Un poviro patre ormà
anziano chiude bottega per goderisi la pinsione ma poi deve raprirla
pirché so figlio nun trova travajo. Allura il ragazzo, voli o non voli,
si mette in cucina e impara como feci io quannu ero jovane. Che altro
potivo fari?”
“Calogero! E me lo chiedi? Dovevi raprire la trattoria e insegnare puro
a tuo figghio la bona cucina, mantenendo una tradizione antica che non
va assolutamente pirduta.” - Concluse Montalbano fregandosi le mani e
puntando deciso verso il suo solito tavolo.
“Cosa vi pozzo priparari, Commissario?”
“Calogero, il tuo ritorno deve essere festeggiato con una mangiata
eccezionale. Portami una bella zuppa di pisce frisco proprio come quella
che stavi catafottendo in terra e poi quattro triglie frische frische
come solo tu sai cucinare.”
“Agli ordini Commissario.” - Disse Calogero con un sorriso, imboccando
rapido la porta della cucina.
Aveva dovuto riprendere a lavorare per necessità, ma sotto sotto era
contento perché gli mancavano assà i suoi clienti; Montalbano poi gli
stava nel cuore e gli bastava vedere con quale piacere divorava i suoi
piatti per sentirisi ripagato di tutte le fatiche.
Calogero era tornato al lavoro con le migliori intinzioni e Montalbano
non sapiva se rallegrarsene o temere per la sua pancetta.
La forchetta, intanto, andava e veniva instancabilmente, il pane
affondava nel sugo, riemergeva invitante, veniva addentato ed infine
spariva in bocca tra una serie di mugolii di piacere. Poi
riaffondava e riemergeva di nuovo con un ritmo costante. In mezzo a
questo concerto squillò il cellulare e Montalbano per lo scanto si
lasciò sfuggire un boccone di pane bene inzuppato che finì sulla
giacchetta nova nova e gliela macchiò di sugo.
“Pronto! Chi parla?”
“Dottore, dottore un caso di mergenza ci fu.” - Rispose Catarella
agitatissimo dall’altro capo del filo.
“Catarella, mi vuoi dire spontaneamente cosa è successo o ti devo fare
l’interrogatorio?”
“Nonsì Dottori, ce lo dico subito ce lo dico: un catafero
arritrovarono.”
“E indovi sarebbe stato arritrovato questo catafero?” - Chiese
Montalbano con un tono da pigliata po’ culo.
“A casa sua Dottori, ma non sua di Lei ma sua del catafero.”
“Catarè non farmi perdere la pacienza, dì ad Augello di andarci lui, io
ho da fari.”
”Non posso Dottori perché il dottor Augello ha l’infruscienza.”
“Come l’infruscienza? vuoi dire l’influenza.”
“Proprio accussì Dottori, l’infruscienza ci ha.”
“Scusa Catarè….” - Lo fermò Montalbano alzandosi dal tavolo, togliendosi
il tovagliolo dal collo e comenzando a pulirisi la giacchetta santianno
mentalmente.
“Scusa Catarella, non mi fate girare i cabasisi, tu ed Augello! Quando
sono uscito dal commissariato Augello stava sano come un pisce frisco,
che viene a significare che ora ha l’influenza? Gli è venuta negli
ultimi cinco minuti?”
“Proprio accusì disse il dottor Augello, che andava via perché gli era
prisa una botta improvvisa di infruscienza.”
“Una botta improvvisa eh? E Fazio dove sta?”
“E’ già andato sul posto Dottori, e c’è anche la scintifica e il Dottori
Pasquano.”
“Va bene Catarella, dì a Galluzzo di venire a prendermi con una macchina
alla trattoria di Calogero.”
Erano passati solo un minuto e 45 secondi quando Galluzzo si apprisentò
alla trattoria di Calogero con uno stridore di freni. Montalbano lo
guardò torvo, aprì la portiera, montò, chiudì e l’auto partì.
Rischiando l’osso del collo e ringraziando la madonnuzza per lo scampato
pericolo, Montalbano arrivò sotto casa di Gabriele Santapaola dove si
trovava Fazio ad attenderlo.
“Fazio, che mi dici della vittima?”
“Gabriele Santapaola, di Giovanni e Lisetta Corradi, anni 52 …”
Montalbano lo taliò così fisso che a Fazio gli morì la lingua in bocca;
riuscì solo a dire, con un filo di voce:
“… noto usuraio”.
La vittima era seduta dietro la scrivania del suo studio, accasciato sul
bracciolo destro della poltrona; un foro di proiettile lo aveva freddato
all’istante. Iacomuzzi, il capo della scientifica, stava abbandonando la
scena del delitto con tutta la sua squadra; quando incrociò Montalbano,
gli rivolse un sorrisetto velenoso: “Montalbano, alla buon’ora…”
“Iacomuzzi! Fai meno lo spiritoso, io vengo quando gli stronzi se ne
vanno.”
Insieme a Fazio raggiunse lo studio della vittima dove il medico legale
stava facendo i primi accertamenti.
“Dottor Pasquano buongiorno, che mi dice del morto?”
“Ah Montalbano, le dico che è morto!” - Rispose il medico legale col suo
solito sarcasmo.
“E possiamo sapire se è morto ammazzato da qualcuno o si è ammazzato da
solo e poi ha chiamato la polizia?”
Pasquano, era cognito, aveva un carattere tanticchia permaloso, ma
quando Montalbano ci annava pisante como a ora, il medico legale
esplodeva in pochi secondi. Montalbano si accorse della
minchiata sulenne che aviva fatto nel priciso intifico momento in cui le
parole gli uscivano dalla bocca. Mentalmente tentò una frenata, cercò di
ingranare la retromarcia per evitare la rimostranza di Pasquano, ma ormà
quel che era detto era detto, il dottore era già paonazzo di raggia e
nulla sarebbe valso a placarlo.