Fecia di Cossato
Il Capitano di Fregata della Regia Marina, Conte Carlo Fecia di Cossato,
asso dei sommergibilisti, si tolse la vita la sera del 27 agosto del
1944 a Napoli. Le versioni ufficiali motivarono il gesto con la vergogna
per l’insubordinazione e la conseguente prigionia, invece i motivi del
suo gesto furono altri, molto più nobili e profondi.
Sentiamoli dalla sua stessa voce.
Silenzio, per favore! Parla il Conte Carlo Fecia di Cossato, Capitano di
Fregata della Regia Marina, pluridecorato, medaglia d’oro al valor
militare, asso dei sommergibilisti. Poter ascoltare il suo racconto è un
fatto così straordinario che non va perduta una sola parola di quanto
sta per dire.
A lui la parola.
«La guerra è finita, almeno al Sud, i vecchi alleati ora sono nemici e i
nemici son diventati alleati. Ho consegnato al nemico la mia nave,
l’Aliseo, con lo sconforto di chi deve obbedire agli ordini anche se non
li condivide, ma è stata per me la più grande sofferenza mai provata
dover vedere la flotta e gli uomini umiliati e privati della dignità,
con le navi ridotte a campi di concentramento per i loro equipaggi.
A Roma stanno cercando di costituire un nuovo governo fatto da persone
appena tornate dall’estero, gente che non ha combattuto, ma ora, ora che
il pericolo è passato, questa gente è pronta a governare. Da ogni parte
vedo truffatori e approfittatori che cercano di accaparrarsi vantaggi
personali e io mi chiedo perché proprio io debba assistere a questo
sconcio. Sono uomini senza onore, non perché l’hanno perduto ma perché
non l’hanno mai avuto. Vengono pure degli ammiragli a parlare con noi
comandanti riuniti a Taranto, cercano di rabbonirci temendo che possano
scoppiare tumulti tra gli equipaggi e chiedono che si giuri fedeltà al
nuovo governo appena insediato a Roma.
Io li ascolto ma non resisto a sentir le loro sciocche parole e lancio
una secca e chiara accusa, non sono arrivato fin lì per assistere a
certi teatrini. Ora, col senno del poi, mi chiedo a chi potevo parlare
di fedeltà, di rispetto di un giuramento, di lealtà, di alti ideali.
Persino ai miei nemici ho dato il tempo di mettersi in salvo prima di
affondare le loro navi, anche a rischio della mia vita e di quella del
mio equipaggio; l’ho fatto per nobili motivi che appartengono alla mia
casata da secoli, da oltre 1000 anni. Persino un gatto salvai dalle onde
perché non si potesse dire che io abbia disprezzato di salvare una vita,
fosse pure quella d’un animale.
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