Il Postale per Tangeri
Spie e Sommergibili a Gibilterra
Questo racconto è la testimonianza di un viaggio in compagnia di un uomo
d’altri tempi che ha scritto una pagina della nostra Storia. In parte è
verità e in parte è una ricostruzione verosimile del lavoro svolto dai
nostri Agenti Segreti e dalla nostra Regia Marina nell’area di
Gibilterra.
Antonio d’Abbieri Orlando
C’era la neve a Roma quel giorno.
Era un fatto raro che avevo visto solo una volta ai tempi della scuola.
Nel 1985 avevo trent’anni ed ero pieno di energie e convinto che nulla
potesse fermarmi, tanto meno la neve. Montai le catene sulla mia
automobile e mi avventurai lungo via Leone XIII insieme a pochi altri
ardimentosi. Il paesaggio surreale regalava emozioni mai provate in
città: tutto era sepolto, tutto era rallentato, tutto era evanescente e
silenzioso.
Mi rendevo conto di essere uno dei pochi coraggiosi e ciò mi dava una
piacevole esaltazione mista alla preoccupazione per i rari pedoni che si
avventuravano sui marciapiedi ghiacciati. Un uomo distinto dai capelli
bianchi aspettava l’autobus e si teneva al palo della fermata come se
temesse di scivolare.
«Ci conosciamo?», chiese l’Ambasciatore, «Forse a Casablanca nel ‘33?».
Mi venne da sorridere per lo stupore e riuscii a trattenermi solo per
riguardo all’Ambasciatore. L’avevo conosciuto nel laboratorio di Alfredo
Rossi, un genio italiano che aveva inventato la macchina fotografica
Reflex in una ditta svizzera. Con i soldi guadagnati era tornato in
Italia e ora si divertiva nel
suo laboratorio di precisione. Io lo conobbi per caso e lui apprezzò le
mie conoscenze di elettronica digitale, così, quando si presentò
l’Ambasciatore con un flash guasto, Alfredo lo affidò alle mie cure.
«Casablanca nel ’33? Non credo, Ambasciatore», risposi con garbo,
«perché mia madre è nata nel 1930».
...
«Ah la Regia Marina! Quanti ricordi e quanto lavoro ci ha fatto fare con
quei sommergibili! Deve sapere, mio buon amico, che a quel tempo noi
Italiani eravamo molto attivi in Marocco e in Spagna. La colpa era degli
Inglesi, naturalmente. Si erano messi in testa di controllare lo stretto
di Gibilterra per impedire il passaggio alle nostre navi e a quelle
tedesche. Ma Gibilterra è solo una delle colonne d’ercole, l’altra è
Ceuta, che gli antichi Romani chiamavano Septem Fratres (sette
fratelli), e che si trova in territorio neutrale spagnolo. Gli Inglesi
mica potevano farla da padroni, o no?».
«Lei doveva essere molto giovane a quei tempi». Buttai lì quella
considerazione banale per far capire che seguivo il discorso e per
trasformare quel monologo in una conversazione.
«Non proprio giovanissimo, direi. Avevo già i miei 38 anni e per fortuna
ero abbastanza saggio, altrimenti non sarei qui a raccontarle queste
cose. All’epoca si cresceva in fretta per via della guerra e si faceva
rapidamente carriera se si era disposti ad andare nelle Colonie
d’oltremare».
«E lei c’è andato, immagino».
Fine del brano di valutazione
Formato: 10 x 14
Pagine: 110
Codice acquisto: 030