La Lana Vecchia e la Lana Nuova
Era il 2005 quando rallentò inspiegabilmente l’uscita in libreria dei
gialli di Camilleri.
“Il grande Vecchio si è un po’ fiaccato”, commentai scherzando, poi mi
resi conto che non avrei potuto regalare alla mia signora un nuovo libro
per il suo compleanno.
Tutti noi abbiamo avuto problemi e le reazioni sono state diverse nei modi e nei tempi. In un primo momento mi sono persino rallegrato per il tempo libero che mi avrebbe permesso di dedicarmi ai miei Hobby: l’informatica, l’elettronica, la piccola falegnameria, la scrittura; ma presto ho scoperto di non provare interesse per nessuno di essi.
“Tragedia!”, pensai. Decisi allora di scrivere io stesso una storia, non
per sfida ma per amore. E così segretamente feci, ma Camilleri intuì
qualcosa e si vendicò pubblicando una raffica di nuovi libri.
Per renderlo partecipe della simpatica vicenda gli inviai il mio libro e
Lui mi rispose invitandomi a “scrivere ancora”.
Quelle poche parole ebbero su di me un effetto prodigioso perché iniziò
quel giorno la mia avventura letteraria e la passione ancor non
m’abbandona.
«Che
minchia!», esclamò Montalbano quando vide che la trattoria era aperta;
sapiva bene che Calogero, il proprietario, aveva chiuso l’attività per
goderisi il meritato riposo.
«Ma
non avevi chiuso bottega?», disse Montalbano varcando la soglia del
locale.
Calogero, con la parannanza addosso, stava portando al tavolo una zuppa
di pisce che solo a vidirla a Montalbano quasi gli mancò il respiro.
«Commissario!»,
fece Calogero quasi mandando in terra la zuppa per la sorprisa e
l’emozione.
«Calogero!»,
gli fece eco Montalbano allargando le vrazza non si sa se per
abbrazzarlo o per pigghiari la zuppa di pisce che pericolosamente
oscillò.
Fine del brano di valutazione