La Mano del Destino
Quando gli uomini la cacciano, la Dea della Giustizia li segue
piangendo, e avvolta nella foschia, procura loro del male.
(Esiodo)
La notizia giunse fragorosa come un’esplosione nel deserto: Giulia
Cecchini era morta a seguito di un intervento chirurgico. Era il 19
agosto e i cellulari di tutti gli amici presero a squillare
implacabilmente. Alcuni di loro erano a Roma ma i più numerosi erano
ancora in vacanza, altri erano all’estero, e altri ancora erano
irraggiungibili. Le notizie frammentarie si ammucchiavano, il quadro si
arricchiva di nuovi particolari e diventava sempre più assurdo.
Ecco sì, l’aggettivo giusto per qualificare il fatto è: assurdo. La
contessa Giulia Cecchini era deceduta a seguito di un errore chirurgico
in sala operatoria. La povera donna, che in realtà era ricchissima, era deceduta all’età di
appena 45 anni e lasciava un figlio di 10 avuto da un precedente
matrimonio. Del suo compagno, un certo Marco Arduini, non si sapeva
nulla se non che viveva nella casa di lei, un’elegante villetta in via
Newton a Roma. La morte era stata causata da un errore incredibile del
chirurgo, il quale lo aveva pure riconosciuto, dimostrando molta onestà.
Durante l’intervento al rene, eseguito in laparoscopia, il medico aveva
reciso la vena cava e la giovane donna era deceduta nonostante i
tentativi maldestri di tamponare l’emorragia.
Erano queste le notizie quando lasciai Sirmione per tornare a Roma. Era
il 21 agosto e si sapeva solo che la clinica era una delle migliori di
Roma e il chirurgo era addirittura un luminare. “Assurdo”, pensai,
“assurdo e incredibile!”. Altri frammenti di notizie si aggiunsero nella
giornata e poi il giorno dopo, il 22 agosto; così venni a sapere che un
importante quotidiano aveva pubblicato la notizia, ma senza fare il nome
del chirurgo. Dal giornale appresi che era stata sequestrata la cartella
clinica sulla quale si evidenziavano già alcune irregolarità, il
magistrato aveva disposto l’autopsia e la famiglia aveva nominato un
proprio medico legale.
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