Nemmeno una piccolissima traccia d'amore
«Sai Arturo,
mi sono pentita molto di quello che è successo tra noi l’ultima volta.
Il finale della tua proposta mi rese felice, la crociera intendo, ma era
il contesto che non andava, perché io non ero sul tuo stesso livello.
Ora siamo due imprenditori e se tu mi invitassi a fare una crociera io
accetterei volentieri perché sarebbe una bellissima idea. Poi, in giro
per il mondo, potremmo studiare come collaborare e ingrandirci».
Arturo pensò che l’inconsapevole Emilia gli stava mettendo davanti una soluzione grandiosa, infatti, con un semplice “sì”, sarebbe sfuggito sia all’avvocato Mastrofilippo, sia alle pericolose minacce di Ludovica. In fondo le due donne volevano solo soldi perché in loro non c’era nemmeno una piccolissima traccia d’amore.
Il particolare procedimento era stato
avviato, Marcella si sedette al tavolino da sensitiva e si concentrò sul
talloncino “33 Arturo”. I suoi occhi erano chiusi e il capo era
orientato verso le stelle, le mani erano stese sul tavolo con un
contatto leggero come se dovessero percepire delle vibrazioni.
«Sento un
uomo razionale. Vedo indecisione. Sento che è forte ma percepisco anche
debolezza. Cosa prevale? Calpesta la correttezza. È prepotente. È un
trasformista. Sicuramente ha un potere ma non lo usa per il bene. È un
debole che vuole sembrare forte».
“Oddio che
personalità complicata”, pensò Margherita imperlata di sudore quando
decise di smettere. La sua analisi sensoriale aveva fornito tante
informazioni su quell’uomo ma, passata l’euforia, Margherita aveva
intercettato la prevalenza di un’immagine che non corrispondeva proprio
a onestà, correttezza e lealtà, cioè i valori che lei avrebbe voluto
trovare. La delusione era palpabile.
Per quel giorno
non interrogò oltre gli spiriti.
Fine del brano di valutazione